“Nuove” vecchie ricette

Con Giacomo Orlandi alla guida della cucina, Alberto porta avanti la sua filosofia stimolando produzioni, allevamenti e coltivazioni non più intensive ma sostenibili che, assieme a tartufi, funghi e selvaggina dai boschi dell’Appennino, sono l’asse portante del nostro menu.

Nel tempo, accanto alle ricette della tradizione, sono nati piatti innovativi, talvolta composti da soli due o tre ingredienti, cucinati cercando di rispettare i sapori ed il gusto originario e naturale delle materie prime, da riscoprire o reinventare in nuove “vecchie ricette” in equilibrio tra rusticità ed eleganza che sono l’anima stessa della campagna nella speranza di rappresentare la tradizione del futuro.

LA CANTINA

Ci piace affiancare ai nostri piatti i vini dei Colli Bolognesi. La nostra storia, le nostre storie, il nostro presente. Li assaggiamo costantemente per arrivare ad una cerchia ristretta di etichette che ben rappresenta l’enologia locale.

Tra le migliori produzioni dei Colli Bolognesi vi proponiamo i vini che ci hanno convinto. Se volete la Carta d’Italia chiedete al personale.

Troverete una nostra selezione ragionata di vini nazionali.
I vini riposano tutto l’anno nella nostra cantina a 15 gradi di temperatura e 70% di umidità costanti.

LE SALE

 

L’OSTERIA

L’osteria del nonno Amerigo era un luogo di ritrovo e di ristoro per gli abitanti di Savigno e per quelli che venivano dalla campagna circostante.
Si beveva vino mentre si giocava a carte o si trattavano partite di fieno o capi di bestiame nei giorni di mercato.
Per l’ora di pranzo la nonna Agnese preparava le tigelle col pesto cotto, lasagne, un coniglio arrosto o una cacciatora di galletto, con le verdure dell’orto del nonno, i suoi salumi e altri prodotti che trovava dai suoi amici contadini.
Molti di quei piatti li proponiamo ancora con qualche aggiornamento.
Questa sala è rimasta più o meno come allora, col bancone da bar in legno di ciliegio bordato di nero e il piano in marmo rosso di Verona dove troneggia la macchina per caffè regina degli anni Sessanta, la Faema E 61. Sul fondo parte la scala che, fiancheggiando la cucina, porta alle due sale al primo piano.

 

LA SALA DELLA TAVOLA ROTONDA

Nel 1953 il nonno Amerigo acquistò il primo televisore in bianco e nero di Savigno e in questo ambiente si ritrovava tutto il paese a guardare il Festival di Sanremo trasmesso dal canale unico nazionale della Rai e Studio 1 con Mina, le gemelle Kessler e Totò.

Ora è la più intima delle sale, racchiusa da un separé deco in legno e cristallo, con un grande tavolo tondo per ritrovi familiari o conviviali tra amici che può trasformarsi in alcuni piccoli tavoli per pochi ospiti.

 

SALA GINO PELLEGRINI

Gino ha impiegato due anni a dipingere questa sala con la tecnica del trompe l’oeil, dalle pareti al soffitto che lascia intravvedere un cielo azzurro, confrontandosi ogni giorno con Alberto mentre s’infittiva il bosco e comparivano giochi d’acqua a raffigurare la natura rigogliosa delle nostre colline col mutare delle stagioni e dei loro frutti.

Sono tanti i soggetti che popolano il dipinto che ogni volta i nostri clienti ne scoprono uno nuovo.
Non manca il nonno Amerigo sul suo triciclo con la faccia stupita e un fungo per cappello, poi il Bianconiglio di Alice, un Lagotto col tartufo in bocca, un serpente tentatore, la gallina dalle uova d’oro, uccelli notturni, scoiattoli, ragni, farfalle, ricci, salmerini, una volpe in punta della preda e un cervo col suo palco imbiancato di neve.
E poi funghi, tartufi e vino, naturalmente.

 

ALL’APERTO

Nella bella stagione la trattoria s’affaccia all’esterno, qualche tavolino davanti alle vetrine illuminate e tanti tavoli protetti da grandi ombrelloni nella stradina pedonale che fiancheggia il locale, intestata ad Amerigo Vespucci, l’oste fondatore (o il navigatore?).

È qui che d’estate i nostri clienti vengono a cercare un doppio ristoro, quello della nostra cucina assieme all’aria mite di Savigno in una festa conviviale che si rinnova ogni sera.